7.6.06

LINO RIZZA – PITTORE DELLA VALLECAMONICA (da “Incontri con L’ARTE”, Roma 18-12-1992)

Le ondulazioni brune di una terra laboriosa e incantevole, le masse di nuvole cupe e gonfie di pioggia che si aggravano sul monte Badile e sulle creste della Concarena, rappresentano i simboli inconfondibili della Vallecamonica. La strada statale 42 che succede al passo del Tonale ci porta da Edolo ai centri di Cedegolo, Capodiponte e Breno, ma continuando lungo il nastro d’asfalto, ci guida fino a Piamborno, e sì proprio qui, in questa meravigliosa cittadina, c’è lo studio del pittore Lino Rizza.
Conoscevo Rizza solo di nome, ma alcune sue opere le avevo viste la prima volta nei locali della locanda Bottanelli di Pescarzo, dove ho soggiornato la scorsa estate con mia moglie e mio figlio, dopo aver pranzato nel centro storico di Piamborno sono andato in studio per incontrarlo, Rizza, con i suoi meravigliosi acquarelli, si affaccia con delicato candore alla riscoperta delle antiche tradizioni come valore strategico della civiltà moderna.
La casa studio di Lino Rizza è un continuo succedersi: di quadri di libri e di velieri: inoltre, l’ambiente è arricchito da un pianoforte dove l’artista traduce in musica i suoi intervalli ricreativi. L’artista, tra onirici cromatismi, cerca lo spazio come evasione liberatoria e come concezione dell’infinito. Spazio come segno ancestrale.
Rizza nelle sue opere trova la forza in un disegno espressivo fatto di precise geometrie, rappresentate da figure umane cariche di forza emotiva e ovattate da silenziose foschie mattutine, filtrate da sottili aghi di luce che danno all’acquarello un sapore fiabesco. Nella sua arte, insomma, convive un intreccio di immagini di un’antica civiltà contadina e artigianale, in una terra dove il lavoro, tipo quello dei magli, assume significati storici nella Valle. Un lavoro nobile plurisecolare, che dal I secolo a.C. non ha conosciuto soste; amore per questa valle, per questo lavoro che l’uomo persegue con impegno e coraggio, riconoscendo alla natura il significato della creazione.
Il pittore Lino Rizza è interprete e continuatore dei processi storici nell’archivio della mente.
Ha vissuto per un periodo di tempo in una baita, per capire meglio il costume di questa gente: per essere più vicino ai sentimenti umani, per capire le trasformazioni, i ritmi della loro vita, le gioie, le speranze che nascono e muoiono contemporaneamente nella tenerezza e nel torpore delle ore. L’artista riporta sulle tele gli stessi ritmi, con delicate sfumature di colori, le immagini limpide fuori dalla zavorra del tempo che, a volte, diventa disumana e impossibile.
Torniamo all’arte: in questo mondo, la libertà formale per molti artisti è diventata un modus vivendi; insomma, ci chiediamo: qual è la vera ragione dell’arte e il vero giusto della vita? Ma ci sono artisti non formali che cercano lo spazio per definire meglio le proprie intenzioni, disegnando precise linee di confine che la fantasia percepisce; la ragione dell’artista dà, poi, corpo e sostanza all’opera di ciò che sente e vede. Ma l’analisi teorica del grande pittore elvetico Paul Klee è ben altra. Lui afferma, infatti , che <>. Noi crediamo che nell’arte di Lino Rizza l’impegno primario è di divulgare la cultura dei sentimenti e degli equilibri per la qualità della vita. L’artista si fa guidare dal suo istinto naturale, che raggiunge nei suoi acquarelli l’orgasmo di un colore dai toni quasi surreali nell’idealizzare, ancor più, la bellezza della natura, dando maggior valore all’artista; che non viene meno alla sua promessa di riprodurre il divenire dei giorni, dei fatti e delle vicende nella Valle, anche, se le passioni civili spingono, spesso, a precorrere i tempi.
Negli acquarelli di Rizza, il colore è fatto con la terra della Vallecamonica, bagnato dall’acqua del torrente Grigna che segna i gesti antichi come un rito, un’acqua secolare che da il movimento ai magli. In questa Valle si sentono ancora i canti di un tempo remoto e i paesi come Cimbergo e Paspardo rispondono alla voce stanca dei fontanili di Cemmo e Pescarzo, perché proprio qui, oltre i famosi graffiti incisi nella roccia, l’acqua è la regina dei monti e della Valle; simbolo di forza perché riesce a spingere ancora i mulini e i magli. In questa terra dove l’artista vive nella sua giusta dimensione, una dimensione fatta dall’odore dell’aria, dalla felicità terrena e dalla bellezza dell’esistenza.

Fattino Tedeschi


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non potevo prima o poi non incrociare il tuo cammino! Splendido poter conoscere la tua arte, le tue opere che spero di vedere dal vivo a breve! Gli acquerelli, i ritratti...le sculture in legno...è tutto molto affascinante e pulito; mi hanno parlato della via Crucis e ora qui, ho potuto visionarla. Adoro quei caratteristici scorci di Pescarzo, ed essendo anch'io "camuna", mi sento oltremodo in sintonia e profondamente orgogliosa! Sono molto felice di essere approdata in questo blog e porgo le mie più vive congratulazioni. *Naty

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.